Portati a nuova vita

Per la prima volta nella storia dell’uomo macchinari e oggetti di nuova produzione sono qualitativamente inferiori rispetto al modello precedente, come ci spiega Claudio Cianca di RiParte, atelier di riparazione di Locarno. Claudio Cianca spiega perchè tenersi stretti i propri oggetti e ripararli, magari chiedendo aiuto a lui.

Di Cindy Fogliani

Per la prima volta nella storia dell’uomo macchinari e oggetti di nuova produzione sono qualitativamente inferiori rispetto al modello precedente, come ci spiega Claudio Cianca di RiParte, atelier di riparazione di Locarno.
«Un tempo l’aspetto principale nell’ideazione o innovazione di un prodotto era la qualità. Era su questo piano che si lottava contro la concorrenza ed era questo l’aspetto che guidava maggiormente la scelta dell’acquirente. Oltre ad essere di qualità, ovvero longevi, gli oggetti erano riparabili. Oggigiorno il parametro di confronto è il prezzo; costi inferiori si ottengono con condizioni di lavoro sfavorevoli, scarsa protezione dell’ambiente, riduzione della qualità dei prodotti. Per questo, in genere, oggi, l’ultimo modello di qualcosa è qualitativamente inferiore rispetto al modello precedente».

Questa tendenza rappresenta un buon incentivo alla riparazione.
«Sì, più vecchi sono gli oggetti e più conviene tenerseli stretti. Oggi si assiste alla tendenza inversa, la riparazione viene ostacolata in diversi modi: offrendo un nuovo economicamente vantaggioso rispetto al riparato, costruendo meccanismi difficilmente riparabili, e non offrendo servizi di riparazione. Molti dispositivi sono concepiti per durare poco più dei due anni di garanzia obbligatoria. Se per caso si guastano prima il rivenditore, anziché ripararli, offre un apparecchio nuovo; se si guastano dopo la garanzia la riparazione viene disincentivata, mentre si incentiva un nuovo acquisto con qualche offerta mirabolante».

Questo ha conseguenze sia sul portafoglio sia sull’ambiente.
«Stiamo consumando risorse a un ritmo molto superiore alla capacità del pianeta di rigenerarle. In pratica: stiamo consumando il pianeta. L’Overshoot day (il giorno in cui si esauriscono le risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare in un anno) si abbassa ogni anno e quest’anno è caduto il primo agosto, festa nazionale Svizzera, ma c’è poco da festeggiare: l’overshoot Svizzero, paese in cui si consuma 4 volte di più di quanto si riesca a rigenerare, era già il 27 maggio. Questo problema è causato dai paesi industrializzati e aggravato da quelli emergenti. Allo stesso tempo generiamo una quantità di rifiuti divenuta ingestibile: nella sola Svizzera ne produciamo 90 milioni di tonnellate. Il consumismo pesa anche sull’economia famigliare. Oggetti di qualità costano maggiormente al momento dell’acquisto ma, durando a lungo, l’investimento viene ammortizzato. Se sono facilmente riparabili il saldo migliora ulteriormente. Oltre a RiParte, l’associazione Basta Poco favorisce l’economia circolare con l’oggettoteca, che permette di ottenere oggetti di uso saltuario in prestito, oltre a offrire alcuni «macchinari di cortesia» in temporanea sostituzione di un oggetto in riparazione; posso pensare alla macchina del caffè. Contemporaneamente l’associazione promuove ecologia, salute e spiritualità con le iniziative MeloGusto e Forza e Quiete, perché il cambiamento è veicolato da conoscenza, consapevolezza ed equilibrio personale».

Qualche passo avanti l’Europa l’ha fatto:
«Nel 2021 in Europa è entrato in vigore il «Diritto alla riparazione». I costruttori di lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e televisori devono garantire che tutti i pezzi di ricambio siano disponibili da 7 fino a 10 anni dalla loro realizzazione, per contribuire a ridurre la vasta montagna di rifiuti elettronici che si accumula ogni anno nel continente. Inoltre, i nuovi dispositivi dovranno essere dotati di etichette sulla riparabilità, di manuali di riparazione esaustivi e dovranno poter essere smontati con agio anche per migliorare il riciclaggio. È un passo avanti. Esistono comunque aziende avanguardistiche che han fatto di questo concetto la loro filosofia aziendale. Per esempio, il mio cellulare è stato concepito per essere facilmente riparabile e aggiornabile, lo si smonta facilmente ed è possibile cambiare ogni componente sia in caso di guasto, sia che si desideri aumentarne capacità o prestazioni. Orientando i propri acquisti verso questo tipo di prodotti il consumatore trae vantaggi personali e contribuisce a riorientare il mercato».

Lei ha allestito un atelier di riparazione in collaborazione con l’associazione Basta Poco e l’Oggettoteca di Locarno. Riesce a riparare tutto?
«Finora ho riparato il 70% degli oggetti che mi hanno sottoposto. Lo reputo un ottimo risultato in un ambito che è paragonabile a una giungla proprio perché spesso ho a che fare con prodotti non concepiti per la riparazione, difficili se non quasi impossibili da smontare e ai quali non è abbinata una rivendita di pezzi di ricambio. Per trovarli devo dunque affidarmi a specifici portali online, oppure alle rivendite dell’usato, dove si trovano anche oggetti in disuso messi a disposizione per ottenere pezzi di ricambio. A questo proposito ricordo che lo smaltimento dei rifiuti è un costo per la società e per il singolo, per questo vale sempre la pena dare nuova vita a un oggetto anche come «donatore di organi».

Quale iter segue una riparazione nel vostro atelier?
«Quando mi si porta un oggetto decidiamo insieme se è conveniente effettuare un preventivo di riparazione. Per eseguirlo dovrò individuare il danno e preventivare i costi della riparazione. Si tratta di un lavoro di ricerca spesso impegnativo, una vera e propria sfida che mi occupa per diverse ore, proprio perché già a quel punto devo vedere come ottenere eventuali pezzi di ricambio e a che prezzo. Il preventivo ha dunque un costo di trenta franchi che verranno dedotti nel caso la riparazione mi venga commissionata. Definire il costo di una riparazione non è semplice e spesso propongo tariffe inferiori rispetto alle ore di lavoro che impiego per effettuarla, a causa della concorrenza dei prodotti nuovi venduti a prezzi stracciati. Faccio questo perché desidero incentivare la cultura della riparazione, che ci ha accompagnati per secoli, rimettendo in funzione apparecchi ancora utili e riducendo rifiuti e sprechi».

RiParte si trova allo Spazio Elle, in Piazza Pedrazzini 12 a Locarno, e vi riceve su prenotazione al numero +41 76 288 46 29 (Claudio Cianca) – bastapoco.ch.