Mòcampo: coltivare insieme a Mendrisio

Volontari di Mocampo spargono la pacciamatura

Di Clarissa Semini

L’associazione MòCampo nasce a fine estate 2023 nel Mendrisiotto con l’idea di creare nella regione una CSA (Community supported agricolture) come lo sono, ad esempio, Seminterra sul Piano di Magadino e Germoglio a Breganzona. È composta da persone alla ricerca di prodotti agricoli locali e sostenibili la cui produzione coinvolga anche l’aspetto della collettività.

Da quale desiderio e visione sboccia il vostro progetto?
«Il seme iniziale contiene il desiderio di tornare al campo Momò per produrre in modo locale, stagionale, rispettoso dell’ambiente e con la partecipazione dei consumatori, garantendo uno stipendio equo al produttore.
L’obiettivo, in parte lungimirante, è quello di creare nel Mendrisiotto un modello di agricoltura in cui un gruppo di persone sostiene direttamente la produzione agricola. L’acronimo corrisponde a «Comunità che Sostiene l’Agricoltura» perché si tratta di un partenariato diretto fra un gruppo di consumatori e l’orticoltore, co-responsabili delle decisioni legate alla produzione degli alimenti, in cui vengono suddivisi costi e rischi. La produzione agricola avviene con l’intervento di uno o più professionisti del settore agricolo che eseguono le lavorazioni più onerose e che danno continuità alla produzione di ortaggi. Famiglie e singoli partecipano direttamente, vengono condivise le spese (lavorazione terreno, concime, semenza e cura minima prestata dal contadino) e il raccolto. La forma di produzione agricola scelta segue metodi biologici e sostenibili per l’ambiente».

Qual è stato finora il riscontro a livello politico e della popolazione?
«MòCampo è una comunità che sostiene e promuove l’agricoltura ecologica, favorisce la biodiversità e l’attivazione di un consumo consapevole, la produzione responsabile a km 0 e nessuna generazione di imballaggi. Il tutto per mangiare in modo sano, stagionale, locale ed equo! In generale la sensibilità verso gli aspetti ambientali è in aumento e di conseguenza anche l’interesse verso queste iniziative. Non è però facile trasformare l’interesse in un atto concreto di sostegno al progetto».

Un’altra difficoltà è quella di trovare un terreno idoneo. Per la stagione 2025, grazie alla disponibilità di una parcella tra Stabio e Ligornetto, MòCampo propone quindi una variante ridotta legata alla campicoltura.
«L’attuale campo, messo gentilmente a disposizione da uno dei soci dell’Associazione che lo usava per lo sfalcio, non possiede un allacciamento all’acqua. Si è quindi pensato di iniziare con colture campicole che non richiedono irrigazioni regolari. Per questo si è arrivati alla scelta di colture meno intensive come patate, mais, zucche e patate dolci come coltivazioni per lanciare il progetto. Abbiamo inoltre deciso di dare la possibilità di partecipare anche solo per una delle coltivazioni sopra menzionate».

Come viene organizzata e scadenzata la presenza per il lavoro sul campo da parte dei partecipanti?
«La presenza delle persone che hanno sottoscritto l’iniziativa è stata prevista principalmente per le fasi di semina e di raccolta, momenti più facilmente pianificabili e inseriti nel calendario dei lavori collettivi. Le coltivazioni del 2025 sono una sperimentazione con l’intento di creare il gruppo e in attesa di trovare una soluzione per un terreno più idoneo. L’organizzazione per questo anno di coltivazioni si differenzia quindi da altri progetti di CSA in cui i momenti di lavoro collettivo sul campo sono più numerosi. Normalmente, a seconda del modello, chi sottoscrive una quota si impegna a partecipare a 4-7 giorni di attività stagionali sul campo».

Non sarebbe stato più semplice entrare a far parte di gruppi d’acquisto già esistenti sul territorio?
«Il modello di CSA si differenzia dal modello dei gruppi d’acquisto per il fatto che il contadino viene remunerato direttamente dalla comunità con uno stipendio fisso. È come se i prodotti venissero riservati e pagati già a inizio stagione. Questo include il fatto che il consumatore è disposto anche ad assumersi il rischio di perdite di raccolto, ad esempio per cause metereologiche come una grandinata. Inoltre, i soci di una CSA sono invitati a collaborare direttamente sul campo usufruendo di un costo minore del raccolto e sostenendo il passaggio da consumatore passivo a membro attivo della comunità».

Di cosa ha bisogno il vostro progetto per prosperare a lungo e nel migliore dei modi?
«Crediamo che per poter funzionare. un progetto di questo genere ha bisogno di una comunità di persone disposta a riconoscere il giusto valore ai prodotti agricoli e al lavoro che la loro produzione comporta. Non da ultimo, anzi fondamentale, è ancora in corso la ricerca di un terreno con una superficie di ca. 5’000 m2 che abbia un allacciamento all’acqua per permettere anche la produzione orticola (l’orticoltura necessita di irrigazione al contrario della campicoltura)».

Quali sono i prossimi appuntamenti? Chi fosse interessato può ancora aderire al progetto?
«A metà maggio vi saranno momenti di lavoro collettivo per la semina del mais e la piantagione di zucche e patate dolci a cui parteciperà chi ha sottoscritto la relativa quota di raccolto. Tutte le persone interessate possono contattarci così da poterle informare sull’evolversi del progetto e aderire ad una possibile proposta di coltivazione per l’anno prossimo».

Per informazioni: csa.mocampo@gmail.com.