Di Cindy Fogliani
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” è la celebre frase del Mahatma, molto bella da ripetere non sempre facile da applicare. È la frase che potremmo mettere a fondamento dell’Ecovillaggio Alpe Pianello, ambizioso progetto avviato dai coniugi ticinesi Philipp e Chantal Brugger la scorsa estate con l’acquisizione di una vasta proprietà immersa nella natura sul versante italiano delle pendici del Monte Lema, in territorio di Dumenza, dopo alcuni anni di preparazione.
L’obbiettivo è di dare vita a una comunità che sia un luogo di cura dell’anima, della mente e del corpo; vivendo in totale e profonda connessione con la natura, rispettandola, amandola e traendone benessere.
Il termine comunità è vissuto al Pianello in senso lato: comunità di residenti, che attualmente sono sei adulti e sue bambini a cui si spera si aggregheranno nuove anime, ma anche comunità di amici, di persone che frequentano il luogo non stabilmente, di partecipanti alle numerose giornate e attività che settimanalmente vengono proposte, comunità allargata con chi vive ed opera sul territorio attraverso scambi e collaborazioni, e anche comunità virtuale in cui tutti gli iscritti ai canali del Pianello sono costantemente aggiornati sulle attività e l’avanzare del progetto. Per cui una cosa è certa: al Pianello tutti sono benvenuti.
Si potrebbe dire che questo cammino sia iniziato, per Chantal e Philipp, quando sono divenuti genitori.
“Prima di diventare padre ero molto impegnato diciamo “a far soldi” con la mia azienda, che mi stava dando numerose soddisfazioni. Quando è nato Liam, il nostro primo figlio, ho subito sentito che desideravo avere più tempo per stare con la famiglia”.
Philipp è quel genere di persona che quando sente di voler fare qualcosa la fa, con la presenza e il prezioso sostegno di Chantal. È cosi che la famiglia Brugger cambia completamente stile di vita: vende casa, azienda e parte per un viaggio attorno al mondo, con Liam di quattro anni e Anja di due.
“A contribuire a questa decisione è stata anche la volontà di praticare l’istruzione parentale che in Ticino non è permessa. Avevamo conosciuto altre famiglie desiderose di educare in questo arricchente modo i propri figli e tutte avevano lasciato il Ticino, vuoi per insediarsi in altri cantoni, in altri paesi, o semplicemente viaggiando, ciò che è stata la nostra scelta iniziale. Dopo due anni trascorsi intorno al modo, rendendoci conto del naturale bisogno di radicarsi proprio dell’infanzia abbiamo maturato l’idea di un ecovillaggio educante, in cui applicare i principi di non violenza, del buon vivere, dello sviluppo spirituale dell’essere umano e della responsabilità personale in tutti gli aspetti della propria vita. Nel corso del viaggio ne abbiamo visitati alcuni e per noi era ormai chiaro che il modello sociale orientato più al benessere materiale che a quello dello spirito, più alla separazione che allo stare insieme, non si confaceva alla nostra famiglia. Per noi era importante che un progetto di questo tipo fosse avviato in un paese che riconoscesse l’istruzione parentale come l’Italia, appunto, e l’Universo ci ha portati all’Alpe Pianello, luogo di cui ci siamo subito innamorati e posto vicinissimo al confine, ciò che ci ha permesso di non dover rinunciare alla vicinanza di amici e famigliari. A questo proposito permetteteci di dire che troviamo questa chiusura ticinese a una realtà che in numerosi paesi dimostra da secoli la propria validità impoverisca non di poco la biodiversità scolastica e culturale del nostro Cantone. È un peccato perché abbiamo incontrato tante persone interessanti e conosciuto validi progetti educativi volti a stimolare nelle nuove generazioni quelle qualità così necessarie per produrre i cambiamenti che la nostra società ha drammaticamente bisogno. Progetti che non hanno potuto vedere la luce, o sono stati avviati altrove”.
Voi vorreste incarnare il cambiamento che desiderate vedere nel mondo. A che punto siete?
“Sappiamo che questa volontà è spesso resa difficile dalle contingenze e da condizionamenti e ferite che interferiscono con il portare al mondo la parte migliore di noi. L’idea di creare una comunità intenzionale è nata da questa consapevolezza. Produrre il cambiamento è impegnativo, soprattutto il cambiamento interiore che poi facilmente si manifesta nell’esteriore. Allora abbiamo voluto creare le migliori contingenze, ovvero un luogo ad alta vibrazione, immerso nella natura e frequentato da persone unite dal medesimo intento, che ci permette di limitare le distrazioni e mantenerci focalizzati sugli obbiettivi. In questi primi mesi di esperienza ci siamo resi conto di come il gruppo sia un facilitatore del cambiamento. Naturalmente mi riferisco a un gruppo intenzionato a lavorare su questi temi. Stiamo infatti osservando come il lavoro che portiamo avanti in cerchio ci mette a confronto – volenti o nolenti – con le nostre ferite. Escono diverse emozioni spiacevoli che vengono poi affrontate insieme con successo, direi che al momento l’ecovillaggio mi appare come un acceleratore del lavoro su di sé. Per rispondere alla tua domanda possiamo dunque dire che ci troviamo nel punto in cui la vita ci ha condotti fino ad ora ma che stiamo lavorando quotidianamente per andare avanti. In fondo non credo sia importante dove si è, fondamentale è l’intenzione e l’impegno a lavorare in una determinata direzione”.
I vostri obbiettivi sono ambiziosi anche sul lato pratico dove mirate all’autosufficienza alimentare, energetica, educativa oltre a una igiene di vita comunitaria basata su relazioni empatiche, spiritualità, sobrietà, veganesimo.
“Sì, crediamo che una società amorevole e sostenibile, e di riflesso anche una semplice comunità, sia chiamata a limitare tutto ciò che produce danno all’ecosistema e alle altre forme di vita e a promuovere invece tutto il potenziale positivo insito nell’essere umano. Naturalmente siamo in divenire in tutti i campi. Quello energetico, per esempio, non lo abbiamo ancora affrontato. Per quanto riguarda l’alimentazione la comunità è vegetariana, la nostra famiglia vegana. Stiamo allestendo ora una coltivazione di 800 mq. ispirati da quanto propone Giancarlo Cappello con la sua coltivazione elementare. Tra l’altro è stato da noi poche settimane fa per tenere un corso sul tema. È chiaro che a 900 metri di quota non si può coltivare qualsiasi cosa per cui collaboriamo con aziende agricole della regione e accarezziamo l’idea di, in un prossimo futuro, di coltivare qualche appezzamento a bassa quota. Per quanto riguarda l’educazione collaboriamo al momento con una scuola parentale locale, ma i nostri figli, e altri bambini che frequentano il Pianello, possono approfittare anche delle opportunità che l’ecovillaggio offre: di vivere liberi nella natura, di coltivare, trasformare il cibo, affrontare le diversità in cerchio, condividere, e partecipare alle tante attività artistiche e di crescita personale che organizziamo per tutte le età. E non è da escludere che nel prossimo futuro una realtà educativa possa insediarsi nei nostri spazi”.
Siete attivi da circa sei mesi e avete creato già un bel movimento attorno a voi, a mancare è qualche abitante in più.
“Il Pianello è molto ben frequentato e ne siamo onorati e felici. Tutto questo ci impegna molto ma si crea sempre un bellissimo ambiente e alla fine della giornata ci troviamo tutti quanti soddisfatti e nutriti. Questa è una grande spinta ad andare avanti, i visitatori stessi ci incentivano apprezzando il progetto e anche il coraggio con cui ci siamo lanciati in questa nuova avventura. Per quanto riguarda i residenti fissi è chiaro che si tratta di una scelta più impegnativa. Il fatto che ci troviamo discosti e immersi nella natura è un vantaggio sotto molti aspetti ma è anche un limite per chi ha un posto di lavoro fisso o figli a scuola o in formazione, o anche chi apprezza le offerte di un ambiente più urbano. Inoltre gli stabili non sono ancora ristrutturati e questo richiede per il momento una certa capacità di adeguamento, soprattutto nei periodi freddi. Per abitare qui in modo stanziale, oltre ad avere il desiderio di farlo e di perseguire gli obbiettivi della comunità è al momento necessario essere economicamente indipendenti o poter lavorare a distanza. Certo il luogo potrà offrire nel tempo possibilità di lavoro retribuito sul posto e, naturalmente, i residenti sono liberi di proporre le loro attività se sono in linea con i principi comunitari”.
Fin qui abbiamo parlato di impegno, rinuncia, ma basta trascorrere qualche ora al Pianello per percepire che, in verità, siamo di fronte a ricchezza e abbondanza.
“Assolutamente, personalmente quando sono qui mi sento in paradiso e non solo non mi manca niente ma percepisco di avere così tanto. Quelle che possono sembrare rinunce per noi sono “alleggerimenti”. Ci alleggeriamo del superfluo e ci arricchiamo dell’essenziale”.