Gli anni ‘50 quasi ovunque portarono al cosiddetto baby boom, l’esplosione delle nascite dettato dalla parallela ripresa dell’economia mondiale.
Una multinazionale Svizzera, che già vantava tra i suoi il prodotto inizialmente destinato a risolvere problematiche di allattamento, fiutò l’affare. Più neonati nascevano, più latte in polvere poteva potenzialmente vendere… ma occorreva che ve ne fosse maggior bisogno e fare concorrenza al latte materno non è facile: gratuito, sempre pronto e di composizione perfetta.
L’azienda avviò una campagna di marketing a tutt’oggi considerata tra le più aggressive mai attuate. Impiegate dell’azienda vestite da infermiere, così da fornire loro un’aura di legittimità offerta con il benestare dell’ospedale stesso (spesso in cambio di azioni di «beneficenza» nei suoi confronti), incontravano le neomadri direttamente al reparto maternità convincendole dei benefici del latte in polvere rispetto al latte materno. La convenienza e la velocità, che un prodotto del genere sembrava fornire, venivano associate con storie del tutto inventate legate a effetti negativi dell’allattare. Tra questi i fattori estetici, in un’epoca nella quale le donne iniziavano ad acquisire importanza a livello sociale. Per concludere l’opera, veniva fornito alla madre latte in polvere da provare durante tutta la permanenza in ospedale. Ciò di cui i vertici dell’azienda erano perfettamente a conoscenza è che, a lungo andare, se il bambino non viene allattato il corpo della madre riduce o termina la produzione di latte per cui, volente o nolente, e anche a causa dello stress causato dai timori instillati, essa si trovava a dover forzatamente ricorre a quello in polvere.
Lo scempio nei paesi poveri
Nei paesi a basso reddito, quali Africa subsahariana, India, Filippine e America centrale si puntava a vendere assieme al prodotto l’idea di avvicinarsi allo stile di vita delle donne occidentali, viste spesso come modello da seguire. Per queste donne, però, sostenere l’utilizzo del latte in polvere era assai più oneroso, complesso e pericoloso. Oltre alla povertà, in molti paesi dell’Africa subsahariana, era molto difficile avere accesso ad acqua pulita o a biberon sterilizzati coi quali nutrire i bambini, i rischi per la salute erano elevati. (Parentesi temporale: tra gli anni 2000 e 2010 un’amica ha constatato di persona i danni che ancora si perpetuavano in Costa d’Avorio a causa delle campagne pro latte artificiale portate avanti da Unicef e ha avuto modo di partecipare a un incontro con un rappresentante della multinazionale in questione che, nonostante le prove sotto il naso, si ostinava a dire che erano solo dicerie).
La campagna continuò senza scrupoli per anni prima che qualcuno denunciasse la situazione, mentre migliaia di bambini morivano per malnutrizione a causa dell’impossibilità da parte della loro famiglia di sostenere la spesa del latte in polvere. Spesso le madri lo diluivano o integravano con l’amido di mais causando ulteriori problemi di salute. Inoltre, etichette e istruzioni per l’uso erano fornite in lingue incomprensibili per una parte significativa delle consumatrici.
Nessuno sembrava far caso allo scempio in corso e, complici i pediatri, negli anni ‘70 ci fu una vera e propria impennata dell’utilizzo del latte artificiale che venne osannato e spacciato quale strumento di libertà per le donne che, con l’utilizzo di un biberon, non erano più costrette a trascorrere il loro tempo con il proprio figlio attaccato al seno. Se n’è continuato ad abusare al punto che oggi ancora aleggia quest’aria di illusoria emancipazione e si è in difficoltà a voler ricordare e ribadire che il latte materno è la scelta da prediligere per salute e benessere a 360°.
Insuperabile latte materno
L’industria, in oltre centottant’anni, non è ancora riuscita a eguagliare il latte materno! Esso è l’unico a rispondere completamente ai fabbisogni nutrizionali del bambino e rappresenta un fattore protettivo sul breve termine, per esempio per quel che riguarda malattie infettive dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, ma anche sul lungo termine, garantendo una riduzione dell’incidenza di patologie importanti quali allergie e obesità nonché un corretto sviluppo neurologico e del sistema immunitario.
Il corpo della madre adatta la produzione di latte a seconda degli orari, il latte della mattina non è uguale al latte della sera che non è uguale al latte della notte. Adegua la temperatura per scaldare o rinfrescare e lo auto-diluisce per dissetare il bambino.
Attraverso la comunicazione tra la saliva del bimbo e i ricettori nei capezzoli, se il bebè è malato o ha bisogno di un supporto immunitario, viene prodotto un latte potenziato che contiene tutte le sostanze di protezione e guarigione. Non smette mai negli anni di essere nutriente. Insomma, è impareggiabile.
Anche dopo aver smesso di allattare, se il bambino dovesse trovarsi improvvisamente in difficoltà e magari piangere forte, il seno può ricominciare a produrre il latte che possa consolare il suo dolore e guarire la sua ferita, fisica ed emotiva. Il latte materno varia in base al sesso del neonato e si adatta alla sua crescita! Disinfetta e cicatrizza ragadi, moncone ombelicale, foruncoli, sfoghi cutanei, ecc. Una madre adottiva può essere in grado di allattare al seno il figlio adottato, anche se non ha mai vissuto una gravidanza!
La lunga coda del pregiudizio
Ogni donna al giorno d’oggi sa che esiste una valida alternativa, come per il cesareo parliamo di alternativa salvavita. È necessario tornare a ricordare che la natura le cose le fa bene e che, in collaborazione con i loro corpi e i loro bambini, le donne possono fare cose straordinarie. Per proteggere chi ha problemi di allattamento al seno ne è stata oscurata la naturalezza intrinseca e si è finito per mettere al patibolo chi lo pratica liberamente. Allattare non stabilisce il valore, la «bravura», di una madre e capita di non poterlo fare ma è importante sottolineare che è rarissimo. Il non riuscire a farlo, invece, è un’altra storia che spesso ha le stesse cause deleterie di settant’anni fa: informazioni scorrette, condizionamenti malsani, inaccurato accompagnamento alla nascita e nel postparto, scarse e superficiali attenzioni nei confronti delle neomadri, ecc.
Così come la paura del parto si è insinuata nella nostra cultura, una narrazione errata e parecchio riduttiva vi scorre per quanto riguarda l’allattamento. Ti sei mai chiesta come mai la maggior parte delle bambole ha come gadget un biberon? Quale messaggio prende casa nelle bambine in questo modo? Perché è praticamente un tabù mostrare ai bambini che quando le loro bambole hanno fame possono avvicinarle al petto per nutrirle? Siamo arrivati al punto che ci scandalizziamo al contrario: scandalizzarsi vedendo una bambina che allatta la sua bambola, non è naturale! Scandalizzarsi se una donna in un parco, sul treno, al ristorante o dove le pare allatta suo figlio, non è normale! Sessualizzare l’allattamento, non è normale!
Scandalizzarsi se un bambino ritenuto grande si attacca al seno di sua madre, non è naturale! Se anche solo una di queste cose provoca fastidio è necessario e urgente guardarsi dentro e andare a scoprire e sanare la corda che è stata pizzicata. Come è giunto il momento di smetterla di dire «si è sempre fatto così» è altresì giunto il momento di smetterla di dire «è venuto grande lo stesso». Non se ne può più di queste banalizzazioni!
Come il Sole per la Terra
Il latte artificiale è un salvavita, ogni altra allettante spiegazione gli venga accordata, nel tempo si rivelerà essere una chimera. Allattare al seno alletta, nel senso che la perfezione della natura ha previsto che tu trascorressi molto tempo sdraiata a letto, o seduta da qualche parte, col tuo bebè addosso perché in questo è racchiusa la medicina che cura a larghissima scala. Allattare è un sacrificio: rende sacra la presenza di quell’anima che è stata partorita, celebra la consapevolezza piena di te stessa mentre abiti il tuo essere madre permettendoti di ricordare il miracolo straordinario della vita.
Il Sole nutre la Terra con il suo calore, la sua luce, le particelle che attraverso i suoi raggi trasformano quello che incontrano. Il Sole ricorda alla Terra che non è sola, che tutto attorno a lei la sostiene, protegge, osserva, e le mette a disposizione ciò di cui potrebbe avere bisogno. Il seno materno, come il Sole, genera tutto ciò che serve al neonato per fiorire, per riscaldarsi, per sentirsi avvolto da protezione e abbondanza. Ciò che vi scorre attraverso, oltre al latte, è vita, è necessario e le sue componenti vanno ben oltre le comuni definizioni. Amore è la sua origine, il seno la sua fonte. Le difficoltà che possono sorgere durante l’allattamento sono nuvole in mezzo al cielo, ce ne sono di ogni forma, di bianche e di grigie, al profumo di tempesta o di estate ma tutte, anche quelle più spaventose, tutte quante, sono passeggere! Le opzioni, quelle reali, consistono nell’informarsi prima, come si guarderebbe la meteo prima di programmare una gita. Le opzioni stanno nel rivolgersi a chi veramente può essere di aiuto, come non ci rivolgeremmo a un’astrologa per le previsioni del tempo confondendo una materia per l’altra. Un’opzione è chiedere e ricevere sostegno da chi abbiamo accanto e se accanto non abbiamo nessuno… guardare un po’ più in là. Il problema, grave, non sono le nuvole e nemmeno la paura che ci possono fare. Il problema, grave, è arrivare a desiderare che il Sole si spenga per evitare che una nuvola possa oscurarlo.
Credere che il Sole non valga un temporale è pretenzioso e pericoloso. Avere paura, sentirsi sfinite e doloranti, temere di non farcela, non credersi all’altezza, è tutto molto umano e di seria considerazione. Scoprire e osservare le proprie ferite, prendersene cura, è una delle prime responsabilità quando si diventa genitore, per chi si accompagna nella vita e per sé stessi. Responsabilità è anche accogliere delle eccezioni e riconoscerle come tali. Paragonare il Sole a una lampada, senza accorgersi che il buio attorno lo abbiamo creato affossando le nostre teste nella sabbia, non è realistico né funzionale.
Il Sole sa che la sua fonte di energia è inesauribile e riconosce i bisogni della Terra. Semplicemente facendo ciò che è nella sua natura, splendendo e sgorgando, rispetta sé stesso e nutre la vita. Per il Sole splendere non è un’opzione!