Il fatto di essere vivi è fonte di felicità. Quando non si sperimenta questo, qualsiasi cosa si possieda, mancherà sempre un pezzo del puzzle.
Di Cindy Fogliani
«Ho visto gente che aveva raggiunto il fondo nelle circostanze più difficili che possiate immaginare. Visito le prigioni e parlo con persone che non hanno nessuna possibilità di lasciare mai quei confini: nessuna privacy, una continua minaccia di violenza nell’aria. Circostanze disperate. Eppure, ho visto quelle stesse persone trovare la forza dentro sé stesse e iniziare a splendere. Non in una fantasia o in un’idea carina, ma nella realtà». (…)
Scrive Prem Rawat in ‘Quando il deserto fiorisce’, un’opera scritta in uno stile semplice e diretto che parla al cuore di tutti, esattamente come il suo autore, ambasciatore di pace che dagli anni Settanta percorre instancabilmente il mondo per ricordare a tutti – con un occhio di riguardo per criminali, carcerati, poveri, disagiati – che tutto ciò che necessitiamo per trovare la pace è già dentro di noi.
Il messaggio di Prem Rawat è tanto semplice quanto universale: «Il fatto di essere vivi è fonte di felicità. Quando non si conosce o sperimenta questo, qualsiasi cosa si abbia, mancherà sempre un pezzo del puzzle».
«Ho incontrato gli insegnamenti di Prem Rawat in giovate età, in un momento di domande esistenziali ed è stato illuminante. È l’unica cosa che seguo e pratico quotidianamente da oltre quarant’anni senza stancarmi mai. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da scoprire», ci confida Barbara Candolfi che, dopo il pensionamento, è diventata attiva anche come facilitatrice in Italia nell’ambito dei programmi che la Fondazione Prem Rawat promuove nelle carceri di tutto il mondo.
«Alla base di tutto vi è il non giudizio, l’accettazione e la riflessione personale. In questi programmi non si giudica e non si impone nulla. Semplicemente si condivide la conoscenza promossa in questo caso da Prem Rawat, ma che è universale, attraverso filmati, letture, scambi di esperienze e riflessioni. Ognuno elabora i principi proposti a modo suo giungendo alle proprie conclusioni, che si possono poi condividere senza essere sottoposti a un giudizio esterno. Durante questo processo si assiste spesso alla trasformazione della persona e a una presa di coscienza fondamentale del fatto che siamo noi gli artefici della nostra realtà. Ciò può sembrare banale, ma non lo è. Molte persone sono state forgiate dall’ambiente circostante, dal giudizio e dalle imposizioni degli altri o hanno reagito a situazioni ritenute ingiuste o degradanti, in ogni caso indesiderate. Quando scoprono che possono essere ciò che desiderano essere, che possono trovare la pace dentro sé stesse indipendentemente dalle circostanze, ecco che si apre davanti a loro un ventaglio di magnifiche possibilità, ed ecco che inizia la trasformazione.
In alcuni villaggi dell’India si sono chiuse delle prigioni perché le persone avevano cambiato attitudine, non commettevano più reati. Si è visto il capo di una gang criminale africana cambiare rotta, ora distribuisce gratuitamente pasti ai poveri con il sostegno della Fondazione Prem Rawat. Sono questi due casi interessanti ed eclatanti che dimostrano come il cambiamento può avvenire attraverso cose poco appariscenti ma importanti, quali l’essere in pace con sé stessi e dunque con l’altro».
Con Rawat ci si riferisce sovente a esperienze con carcerati o casi disperati perché è questo un ambito in cui lui è molto attivo con programmi dedicati, che dimostrano come la pace interiore sia possibile per tutti sempre, indipendentemente dal proprio vissuto o dalle proprie condizioni di vita. Che si sia membri di una banda criminale o ricchi possidenti, il pezzo mancante del puzzle è il medesimo per tutti e si trova già dentro di noi.
«Gli insegnamenti di Prem Rawat risvegliano qualcosa dentro di noi. Qualcosa di magnifico che abbiamo tutti», ci spiega Barbara. «Non si tratta di credere in qualcosa, o di aderire a un movimento, ma di imparare ad ascoltarci».
«Quando ci liberiamo dall’idea di come dovrebbero essere le cose, possiamo iniziare a vederle per quel che sono. In quel momento possiamo scegliere pienamente», scrive ancora Rawat che per tutta la vita ha puntato alla pace interiore, sua e del prossimo, «perché è la pace che abbiamo bisogno di provare è l’unico elemento mancante per poterci unire e affrontare i problemi che abbiamo davanti».
Informazioni:
www.premrawat.com
www.tprf.org (sito della Fondazione Prem Rawat)
